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Aiuti alimentari per 400 «La metà sono italiani»

Anche a Travagliato, a causa della strisciante crisi economica, la situazione delle nuove povertà è sempre più preoccupante». A lanciare l'allarme è Fernanda Reboldi, presidente dell'associazione travagliatese Ambaradan, una no-profit da cinque anni in prima linea nell'aiuto dei poveri e bisognosi travagliatesi, ma non solo. A tutt'oggi Ambaradan assiste un centinaio di famiglie di Travagliato e una decina di Berlingo. Complessivamente circa 400 persone a cui viene periodicamente donato un pacco alimentare solidale, indumenti e scarpe, mobili e arredi usati. Bresciaoggi si occupò di questa realtà nel maggio di due anni fa: all'epoca il 70% delle persone assistite era di origine straniera, il 30% erano italiani. «Oggi la distribuzione è cambiata - spiega Fernanda Reboldi -: il numero di italiani e stranieri assistiti ormai più o meno si equivale, 50 a 50». Un numero ancora superiore di famiglie non necessariamente residenti nei due Comuni, ma che arrivano da tutta la provincia (e non solo), fruisce invece della donazione di mobili usati, vestiti e scarpe (usati o mai messi) regalati soprattutto dalle famiglie travagliatesi. Qui due anni fa la stragrande maggioranza delle persone (il 90%) che fruivano del servizio era costituito da stranieri. «Ma anche qui oggi ormai la percentuale di italiani e stranieri si equivale», sottolinea Reboldi. A garantire il buon funzionamento di questo «ciclo virtuoso» è il lavoro costante di una task-force di 32 volontari, uomini e donne di ogni razza ed etnia: venti di loro lavorano nella distribuzione e stoccaggio dei materiali nei locali messi a disposizione dal Comune nel complesso vantiniano di piazzale Ospedale; dodici si occupano invece di raccogliere i materiali tra le famiglie donatrici o di trasportare il cibo proveniente dal Banco Alimentare (riso, pasta e olio) che viene poi donato ai residenti di Travagliato e Berlingo indicati dai Servizi Sociali dei due Comuni. «La distribuzione di questo e dell'altro cibo che acquistiamo e distribuiamo, nonché degli indumenti, scarpe e arredi ai residenti che ne hanno diritto, è del tutto gratuita», precisa Fernanda Reboldi. Tutti gli indumenti e le scarpe che non vengono utilizzati da queste 110 famiglie locali, vengono venduti a prezzi simbolici anche ai residenti in altri Comuni a costi simbolici (1-2 euro per indumenti e scarpe, 5 euro per i mobili o una cucina, ma vengono regalati a chi non può dare nemmeno questo «contributo liberale») e con il ricavato Ambaradan acquista altro cibo per integrare quello che arriva dal Banco Alimentare. Quel che resta viene ceduto alla cooperativa sociale «Cauto» di Brescia che in cambio fornisce ulteriori alimenti - come frutta e verdura - che integrano la dieta dei meno abbienti.
(Fonte: Bresciaoggi)